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23/05/2024Quanti si lamentano del proprio posto di lavoro dicendo che le relazioni tra i colleghi sono tese, i modi a volte bruschi, si alza la voce per non dire di peggio, con la conseguenza che non solo la comunicazione è di bassa qualità e lo stress alto, ma l’ambiente di lavoro è ostile e sicuramente l’efficienza non ottimale?
La gentilezza è una di quelle qualità che bisognerebbe avere interiorizzato sin da piccoli. Le parole grazie e prego, ma soprattutto un linguaggio chiaro, dai toni corretti, ci induce a compiere azioni per rispetto dell’altra persona, a sentirci riconosciuti e apprezzati, accrescendo l’autostima e il benessere personale.
“Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso” scriveva la scrittrice e attivista americana Anne Herbert su una tovaglietta di carta in una tavola calda.
Perché la gentilezza è espressione di vera forza interiore. Fa bene a chi la pratica, rende più felici, migliora le relazioni, produce ossitocina e quindi fa bene anche al cuore, è contagiosa.
“Sii gentile quando possibile. È sempre possibile” diceva il Dalai Lama.
La gentilezza nelle relazioni
Nelle relazioni, di coppia, fra amici o familiari, la gentilezza è dedicare agli altri atteggiamenti di dolcezza e tenerezza.
Rivolgersi con attenzione, pazienza cura. Modi di relazionarsi che faranno sentire l’altro amato, supportato, capito.
Se poi la gentilezza, che va distinta dalla cortesia, viene usata nelle relazioni con sconosciuti, la bellezza e l’appagamento personali diventano ancora maggiori.
Basti pensare ad una persona a cui si offre aiuto per la strada o a tutti quegli ambienti in cui la gentilezza si unisce ad attività di volontariato.
Donare tempo ed avere cura degli altri, ha effetti potenti sul benessere personale e sulla percezione del proprio tempo, che diventa pieno e significativo.
La gentilezza per un leader
Essere gentili per un manager equivale non solo ad avere modi cortesi.
Ma possedere un mix di empatia, ascolto e capacità di motivare all’obiettivo.
Una leadership gentile ha impatto su tutta la realtà aziendale. Valorizza le diversità, è trasversale negli approcci, a tutti i ruoli e livelli. Si pone con atteggiamento di problem solving, distendendo il clima, facendo sentire i dipendenti più motivati e responsabilizzati.
La gentilezza fra colleghi di lavoro
L’atmosfera che si respira in azienda non deriva solo dalla comodità degli spazi e dall’organizzazione manageriale. È anche opera delle persone che ci lavorano, che possono contribuire a renderla serena o ad inquinarla.
Certo, non tutte le giornate sono uguali, non tutti i colleghi sono uguali, ma si può scegliere di far sì che personali antipatie e stress del momento non invalidino delle sane relazioni.
Ma come si può avere un atteggiamo gentile al lavoro? Ecco qualche consiglio.
Non farsi prendere dal cattivo umore del momento, che può essere personale o derivato da qualche contrasto con i colleghi o con i superiori.
Sempre meglio non avere atteggiamenti ostili e polemici, ma lasciar sedimentare e riprendere il discorso a mente calma e più lucida.
Quando ci si rivolge ai colleghi, oltre le parole, funzionano le espressioni facciali, che possono essere accoglienti, dimostrare interesse e stima. Senza però essere falsi se non si ritiene corretta una cosa: in quel caso meglio manifestare la propria onesta contrarietà, con chiarezza, e gentilezza appunto.
Le giornate storte possono essere affrontate anche ritagliandosi un momento per sé per rasserenarsi: una pausa pranzo con una passeggiata distensiva, un buon caffè preso al bar, qualcosa di invitante da mangiare.
La cultura della gentilezza si costruisce con l’ascolto attivo.
Provare ad avere contatti più profondi con le persone con cui si trascorre molto tempo, non significa necessariamente dover diventare amici, ma vuol dire darsi la possibilità di conoscersi, sapere qualcosa di personale che ci insegnerà a comprendere meglio ed avere maggiore empatia e fiducia con chi lavora con noi ogni giorno.
Favorendo un senso di cameratismo e sostegno nel gruppo.
Da queste buone pratiche non potrà che derivare un affiatamento maggiore e la voglia di mettersi a disposizione e non in competizione.